26 settembre 2023

“Stress” è una parola decisamente abusata di questi tempi, ne parliamo continuamente, ce ne lamentiamo ancor di più e gli attribuiamo la colpa di ogni nostra disattenzione, di ogni malanno, di ogni nervosismo. Ma di cosa parliamo quando parliamo di “stress”?

Come sapete, è un mio punto d’onore chiamare le cose con il loro nome e quindi per liberare il campo da eventuali fraintendimenti, per rispondere alla domanda partiremo, come sempre, da una definizione.

Ecco quella che ci offre la Treccani: “Nel linguaggio medico, la risposta funzionale con cui l’organismo reagisce a uno stimolo più o meno violento (stressor) di qualsiasi natura (microbica, tossica, traumatica, termica, emozionale, ecc.). Negli organismi degli animali superiori si configura in una serie di fenomeni neuro-ormonali fra i quali predomina l’intensa attività secretoria della corteccia surrenale. b. Nell’uso corrente, tensione nervosa, logorio, affaticamento psicofisico, e anche il fatto, la situazione e sim. che ne costituiscono la causa: è da tanto tempo che è sotto s.; risente ancora dello s. di quella lunga e frenetica attività; non ha ancora superato lo s. dell’intervento chirurgico; lo s. della vita moderna; guidare in città nelle ore di punta è diventato uno s. notevole.”

Gli esempi citati sintetizzano bene l’uso che di questa parola facciamo nel linguaggio comune, ma vi siete mai chiesti come nasce la parola “stress”?

Anche stavolta ci viene in aiuto la Treccani: “il termine inglese stress, (che) significa propriamente "sforzo" (dal francese antico estrece, "strettezza, oppressione", derivato del latino strictus, “stretto”)”.

E dunque la parola, anche etimologicamente, ricorda lo sforzo, ma anche la pressione subita da un soggetto e agita da una causa.

Voi sapreste identificare, così, su due piedi, qual è la causa principale del vostro stress?

Sarete in tanti a rispondere “troppi impegni”, mentre altri daranno la colpa alla famiglia o al lavoro.

Ecco, concentriamoci sul lavoro. Saremo tutti d’accordo sul fatto che lo stress per esistere ha bisogno di una causa e dunque, in assenza di questa causa, la nostra vita filerebbe liscia: non ci sentiremmo così sopraffatti dagli impegni, così svuotati e stanchi.

Ne consegue che per eliminare lo stress che ci avvelena le vite è necessario come primo passo identificare ed eliminare la causa che lo genera. Ora, personalmente credo che le cause principali dello stress lavorativo siano essenzialmente due: le persone o l’iperlavoro.

Si dà il caso infatti che non necessariamente tutte le persone che lavorano in un’azienda/ ufficio lavorino per il bene dell’organizzazione: c’è chi per motivi opportunistici (quale ad esempio mantenere lo status quo nel quale si sentono più a loro agio) rema contro il benessere aziendale (ad esempio ostacolando un’innovazione di processo o di organizzazione che alleggerirebbe il carico lavorativo).

C’è anche chi per puro menefreghismo non è interessato a promuovere un buon clima aziendale, così facendo contribuendo di fatto all’instaurazione e al mantenimento di un clima tossico e dunque “stressante” per chi ogni giorno deve subirlo.

Non sottovalutiamo però l’effetto dell’”iperlavoro” sul nostro benessere e su quello dei nostri dipendenti: un’organizzazione aziendale che di “organizzato” ha ben poco, perché in effetti non ha mai proceduto ad una vera organizzazione del lavoro, ma si è occupata solamente di “mettere ordine” (per approfondimenti leggi qui ) produrrà su tutte le persone coinvolte - il management come i dipendenti - uno stress che nel breve periodo mina il benessere aziendale e a lungo andare ne danneggia performance e reputazione.

Abbiamo parlato finora di uno “stress negativo”, ovvero quel tipo di stress a cui solitamente ci si riferisce quando si usa questo termine. Ma io vi chiedo: può esistere secondo voi un altro tipo di stress?

Io credo fermamente di sì: credo infatti che esista anche un tipo di stress positivo, altamente benefico per l’organizzazione e le prestazioni, una sorta di leva che, se maneggiata con cura, può far decollare i risultati aziendali, sia in termini di produttività che di redditività.

Ma perché parlo di “maneggiare con cura”?

Torniamo per un attimo all’etimologia del termine: abbiamo chiarito che “stress” è anche “sforzo”. Ora pensiamo ai materiali: non tutti i materiali hanno lo stesso grado di sopportazione rispetto ad un dato sforzo: il legno risulterà più debole dell’acciaio, ma più forte della carta. È così anche con le persone: ogni persona ha un suo grado di sopportazione allo stress ed è lì che si gioca tutta la partita.

Ogni individuo ha un suo personale punto di rottura.

Entro i limiti di questo punto, lo stress funge da stimolante: ci spinge fuori dalla nostra zona di comfort, ci fa osare oltre le nostre aspettative, ci fa scoprire di essere più capaci e resistenti di quanto noi stessi immaginassimo. Tuttavia, superato il punto di rottura, lo stress ci opprime, ci demotiva e a lungo andare rivela le conseguenze dannose sul nostro benessere psico-fisico e conseguentemente sulle nostre prestazioni.

Tra le capacità di un bravo manager non può mancare dunque la gestione dello stress dei propri dipendenti: una volta verificato che non esistono altre fonti di stress negativo (ad esempio persone dannose al benessere aziendale o un eccessivo carico lavorativo dovuto ad una disorganizzazione), sarà compito del bravo manager calibrare attentamente il carico di stress presente all’interno dell’organizzazione, come uno chef che dosa sapientemente gli ingredienti per arrivare al risultato che ha in mente.

Il manager illuminato sarà allora in grado di creare piccoli fulcri di stress tali da motivare le risorse umane oltre le loro aspettative, accordandoli sempre in base al grado di sopportazione individuale.

Ti lascio anche stavolta con qualche spunto di riflessione: Hai mai osservato attentamente lo stress della tua azienda?  Pensi di averne individuato la natura? Ese sì, ritieni che si tratti dello stress dannoso di cui abbiamo parlato all’inizio oppure di quello benefico che può far decollare la redditività della tua azienda?

Mi rendo conto che non sono domande facili, per questo non esitare a chiedere aiuto!

Scrivimi pure e raccontami la tua storia!